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Quella che segue è la biografia di mio Papà, preparata a più mani per raccogliere e ricordare anche alcune informazioni ormai molto lontane nel tempo.
Teresita Corengia

Attilio Corengia nasce a Guanzate, in provincia di Como, il 19 settembre del 1921 da Giuseppina Luraschi e da Emilio Corengia, ultimo dei sette figli dei Corengia che vedranno l’età adulta. Teresina, infatti, la sorella gemella nata insieme a lui, morirà poco dopo la nascita.
Frequenta le scuole elementari a Guanzate, al termine delle quali conclude gli studi e comincia ad aiutare la famiglia nel lavoro dei campi fino a quando non inizierà l’attività di “garzone panettiere” a Milano.
Trovare lavoro in Italia è molto difficile in quegli anni, e per questa ragione il padre Emilio sarà infatti costretto ad emigrare in Francia restando così per lunghi periodi assente da casa.

So che da bambino amava molto leggere, anche perché ci raccontava spesso questo episodio, ma ogniqualvolta suo papà scopriva che si era rifugiato nel granaio con un libro “lo richiamava all’ordine” e gli diceva di non perdere tempo, perché c’era da fare il lavoro ai campi …
La dura attività di garzone panettiere lo porta in città, a Milano, dove l’unico svago è rappresentato dalla possibilità di andare, anche se raramente, al cinema - e qui vedrà i primi grandi film della storia del cinema, anche per due spettacoli di seguito …

Proprio come Attilio scrive all’inizio del suo diario (il testo è tratto dall’originale), il “3 gennaio 1942 … un bel giorno appena passate le feste di natale ricevetti la famosa cartolina militare al (sic) quale anunciava di presentarsi al distretto militare di milano”. Lì inizierà la drammatica esperienza che lo porterà in Russia e che più di 50 anni dopo racconterà nel diario scritto per sua figlia.
Verrà assegnato come soldato semplice alla Divisione Cosseria dell’Ottava Armata e riceverà poi i gradi, prima da caporale e poi da caporal maggiore. I suoi compagni più fedeli, la sua “squadretta”, saranno sempre al suo fianco e i loro nomi – “chicco gabriele sarminio rosario cosentino carmine e colombo …..” - saranno presenti nella maggior parte delle pagine del diario.
Le sue condizioni fisiche al rientro dalla Russia sono pessime e perciò con l’aiuto di alcuni amici si rifugerà per qualche tempo in Svizzera.
Alla fine della guerra rientrerà in Italia e tornerà a vivere a Guanzate con la sua famiglia.

La famiglia Corengia ha vissuto in diverse case a Guanzate, distinte da soprannomi in dialetto che venivano attribuiti a quel tempo. La prima casa fu “il Furnasun” e dopo questa ci fu la “Sciura Maria” fino ad arrivare al 1947, anno in cui i Corengia costruirono la loro casa - “La Fornace” - in fondo al paese in direzione di Bulgarograsso. Papà era molto legato a questa casa, nella quale sperava di poter tornare a vivere un giorno. La casa oggi non esiste più, e al suo posto sorge una nuova costruzione.

Attilio si mette subito alla difficile ricerca di un lavoro: vorrebbe cambiare attività e per un certo periodo pensa anche di raggiungere i due fratelli maggiori, che erano emigrati anni prima in America e che lavoravano come panettieri, ma la mamma cerca di dissuaderlo per non vedere andare così lontano anche un altro dei suoi figli. La guerra è appena finita e la situazione è davvero molto difficile, e infatti Attilio per un certo tempo dovrà anche adattarsi a fare lo straccivendolo. Alla fine tornerà a fare il panettiere a Milano: ogni giorno si recherà con la sua bicicletta alla stazione di Lomazzo (CO) e qui prenderà il treno per raggiungere Milano.
Nel frattempo si fidanza con Angelina Vercelli, alla quale si unirà in matrimonio a Guanzate il 26 marzo del 1951. Angelina lavora in tessitura, all’inizio della loro storia in un setificio di Cadorago e poi presso un setificio di Bulgarograsso, un paese vicino a Guanzate.
Il 17 aprile del 1952 con la nascita di Carla, a Guanzate, Attilio diventa papà per la prima volta.
Continua a lavorare a Milano come panettiere e nel 1955 decide di aprire una sua attività insieme alla moglie. Il 4 luglio del 1955 Angelina e Attilio si trasferiscono perciò a Milano in Via Padova al numero 156, mentre la figlia Carla rimane a Guanzate con la mamma di Angelina, Silvestrina.
Il 10 gennaio del 1961 Attilio diventa papà per la seconda volta con la nascita di Teresita, a Milano.

La nonna Silvestrina, che nel 1950 ha perso il marito Carlo in un grave incidente a Como, terrà con sé a Guanzate la nipote Carla fino al 1961. Dopo la nascita di Teresita, Carla si trasferirà a Milano con i genitori e Teresita rimarrà con la nonna fino alla fine delle scuole elementari. Attilio avrà un rapporto davvero speciale con la suocera, alla quale sarà sempre molto legato. In ospedale, negli ultimi giorni di vita le rinnoverà commosso il suo ringraziamento per aver allevato con grande amore le sue figlie, anche a costo di grandi sacrifici.

Nonostante la passione per il suo lavoro e la grande voglia di “fare bene”, Attilio e la moglie andranno incontro a grandi sacrifici per pagare i molti debiti affrontati per iniziare l’attività (il cassetto del tavolo nel retro del panificio è sempre pieno di cambiali!). Sono ancora i tempi del pane calmierato e del “libretto” sul quale le famiglie fanno segnare la spesa quotidiana, da saldare una volta al mese o anche meno di frequente. Anche l’arredamento del negozio è molto modesto: pane a prezzo libero, focacce di ogni tipo, pizze, pizzette, dolcetti e altre deliziose specialità dovevano ancora venire ….

Erano i tempi in cui i panifici erano aperti anche la domenica fino all’una e non esisteva la chiusura per ferie. Insieme alla moglie Angelina, la domenica per vedere le figlie doveva precipitarsi alla stazione di Cadorna subito dopo aver chiuso il negozio, e prendere il treno per recarsi dalla nonna Silvestrina a Guanzate, dove poteva in realtà rimanere solo per poche ore. All’età di 45 anni coraggiosamente prenderà la decisione di acquistare un’auto e soprattutto di prendere la patente per risparmiare tempo in questi trasferimenti.

Il negozio non è di sua proprietà, Attilio ne ha solo acquistato la licenza (il vecchio “avviamento commerciale”) e nel 1988 il padrone dello stabile, approfittando di una nuova legge che gli è particolarmente favorevole, lo costringe a chiudere il negozio per sfratto. Nello stesso edificio Attilio ha affittato anche la casa in cui vive, per cui oltre a chiudere l’attività è costretto a cercare una nuova casa per sé e per la famiglia. Il danno che gli deriva da questo sfratto è immenso. Non solo di ordine economico, ma anche e soprattutto di ordine morale: dopo aver onorato per tanti anni l’impegno economico assunto per l’affitto del negozio e della casa, Attilio ne è così ferito che – pur avendo trovato un nuovo appartamento sempre nella stessa zona – cercherà di non passare mai davanti al vecchio negozio il cui forno è stato nel frattempo demolito.
Intanto le figlie si sono sposate, e Attilio e Angelina sono diventati nonni: prima di Cosma e Damiano (figli di Carla) e poi di Davide Maria (figlio di Teresita).
Nel 1995 Attilio scrive le memorie della sua drammatica esperienza in Russia durante la Seconda Guerra Mondiale, memorie che nel 1997 vengono depositate presso l’Archivio Diaristico di Pieve di Santo Stefano in provincia di Arezzo. Quell’anno il suo diario verrà selezionato e scelto per la Lista d’Onore del Premio Pieve (vedi La storia del diario per informazioni più complete a questo riguardo).
Amava molto anche la pittura, che non è riuscito a coltivare come avrebbe voluto, e ci ha lasciato alcuni quadri che ha dipinto nel corso degli anni.

Attilio Corengia muore a Milano il 31 ottobre 1999 e qui riposa presso il Cimitero di Milano Lambrate.

Papà era un uomo mite, molto forte fisicamente, che ha sempre affrontato la sua vita con grande sacrificio, onestà e coraggio. Insieme alla moglie Angelina ha trasmesso a tutti noi, figlie, generi e nipoti, dei grandi valori e soprattutto un grande esempio.
Si è sempre sentito “un piccolo uomo” e con grande umiltà ha percorso le strade di questa terra.
Spero che, almeno ogni tanto, si sia accorto di essere stato davvero un Grande Uomo: lo stesso che continua a vivere nelle stanze più segrete del nostro cuore.